Uno dei luoghi più giovani del Pianeta si è formato solo 60 anni fa. Oggi è oggetto di studio per biologi e geologi che cercano di studiare il suo incredibile ecosistema.
La globalizzazione ci permette ormai di arrivare da qualsiasi parte del mondo, anche la più remota. Aerei, navi, automobili e autobus ci consentono di raggiungere posti a noi ancora sconosciuti, altrimenti inaccessibili senza l’esistenza di un mezzo di trasporto.
Più le mete da raggiungere solo lontane e isolate, più aumenta dentro di noi quella voglia d’avventura ed esplorazione.
Nonostante tutto, però, bisogna metterci il cuore in pace perché in realtà esiste ancora un luogo nel mondo dove l’uomo non può in alcun modo arrivare. Anzi, gli è persino severamente vietato.
Si chiama Surtsey ed è uno dei posti più giovani sulla Terra. Si tratta di un’isola islandese di recente formazione sulla quale l’essere umano, a eccezione di alcuni scienziati, non può assolutamente mettere piede.
Fino a prima del 1963 di quest’isola non vi era alcuna traccia. Poi, in seguito a una violenta eruzione vulcanica durata consecutivamente per tre anni e mezzo – precisamente dal 14 novembre 1963 al 5 giugno 1967 -, ecco che il mondo vedeva nascere un nuovo ecosistema, unico e ineguagliabile.
Il merito della nascita di Surtsey si deve al vulcano sottomarino Vestmannaeyjar, posizionato lungo la Dorsale Medio Atlantica.
Ai primi fenomeni attribuibili al Vestmannaeyjar ha assistito nel 1963 l’equipaggio di un peschereccio islandese, Isleifur II, che passando da quelle parti si accorse della presenza di strane colonne di fumo scuro fuoriuscire direttamente dall’acqua.
Una volta avvicinatisi, i membri del peschereccio poterono vedere con i propri occhi che si trattava di materiale vulcanico il quale si stava depositando sulla superficie del mare.
L’isola si trova a circa 30 chilometri di distanza dalle coste meridionali dell’Islanda e si estende per 141 ettari. Su questo paradiso creato in soli poco più di tre anni gli scienziati, gli unici ammessi a Surtsey, studiano oggi la sua ricca biodiversità.
Si tratta dell’unica al mondo che si è sviluppata completamente da zero senza mai entrare in contatto con l’essere umano ed è quindi uno dei luoghi sul nostro Pianeta completamente incontaminato.
Gli studi condotti dai biologi e dai geologi sono iniziati a partire dal 1964 e hanno rivelato ai ricercatori importanti informazioni sulla fauna e la flora di questo luogo straordinario.
Oggi sappiamo che inizialmente ad apparire sull’isola furono batteri, funghi e muffe, e che a partire dal 1965 è nata la prima pianta vascolare. Nel giro di pochi anni la vegetazione è proliferata tanto che nel 2004 si contavano già 60 specie vegetali differenti, 71 tipologie di licheni, 24 di funghi e 75 di specie briofite.
A Surtsey hanno trovato poi il loro habitat ideale circa 89 specie di uccelli e 335 specie di invertebrati.
L’isola di Surtsey è Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2008. Questo paradiso per scienziati però non vivrà per sempre ed è destinato a lasciarsi inghiottire dalle stesse acque dalle quali è sorto.
Nonostante le precauzioni e il divieto di avvicinamento se non che per motivazioni scientifiche, le coste sono comunque soggette all’erosione che ha già quasi dimezzato il territorio emerso. Tuttavia la sua scomparsa non è prevista prima del 2100, quando Surtsey potrebbe trovarsi al livello del mare.
Prima di allora, però, gli scienziati continueranno a studiare la vita che custodisce, preservando con scrupolosità ed estrema attenzione questo piccolo pezzo di terra così ricco e fragile allo stesso tempo.
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