Una residenza umana di circa 13.000 anni è stata proclamata Patrimonio dell’Unesco. Ecco di quale si tratta.
Nel mondo ci sono tantissimi posti che sono considerati delle vere e proprie bellezze sia artistiche che naturali. E che sono molto importanti per l’umanità e quindi devono essere salvaguardate.
Per questo motivo, sono stati inseriti nella lista dei Patrimoni Unesco per via della loro importanza storica, artistica e umanitaria. E come tali devono seguire alcune regole per mantenere lo status ottenuto.
Tutti i Patrimoni Unesco, infatti, una volta che vengono inseriti nella lista devono seguire alcune raccomandazioni per far si che il sito designato con questo titolo venga tutelato in quanto bene dell’umanità.
In Italia, ci sono ben 58 luoghi che hanno questo privilegio di essere Patrimoni dell’Unesco. E questo fa della nostra Nazione quella con più Patrimoni Unesco in tutto il mondo grazie alle tradizioni e alle bellezze artistiche e naturali delle Penisola.
Molti di questi siti, sono presenti in zone dove si è sviluppata al civiltà e non a caso molti centri storici sono stati designati dall’Unesco come proprio Patrimonio anche per via della vita che si vive al suo interno.
Uno dei Patrimoni Unesco dove c’è stata la civiltà umana è presente in Iran, in particolar modo nel Sud-Est del paese in Kerman. Dove è presente il villaggio troglodita di Meymand dove la presenza umana risale a 13.000 anni fa.
Alcuni gruppi di ariani, appartenenti agli uomini che iniziarono a vivere sulle montagne di Payè, si trasferirono dall’Asia centrale in Iran dove scavarono alcune rocce all’interno delle caverne.
Secondo le leggende, questi uomini quando si sentivano stanchi, trovavano forza bevendo vino, che nella lingue persiana si dice Mey. Ed è proprio da qui che prende il nome il villaggio.
3.600 anni fa, questo posto sembra essere diventato un santuario zoroastriano in quanto le zone elevate, erano scelte da questo tipo di uomini per realizzare i templi del fuoco in cui è presente un braciere da tenere sempre acceso.
Questo rito, serviva a garantire la sopravvivenza del villaggio, dove il Mogh, ossia il sacerdote zoroastriano, teneva il fuoco sempre vivo e da questo deriva il nome mago, che tutti noi attribuiamo a chi è dotato di poteri magici.
Durante l’inverno, quando il fuoco si spegneva, gli abitanti si recavano da lui con della cenere in mano. Dove veniva posto il fuoco che veniva portato a mani nude nella propria caverna di corsa per evitare scottature.
Ancora oggi, nella lingua persiana, quando qualcuno esita prima di entrare in casa, si chiede se abbia fretta. E sia venuto solo per portare il fuoco, in riferimento agli antichi usi del posto.
Attualmente, nel villaggio di Meymand è possibile trascorrere una notte e c’è lo spazio per accendere il fuoco. Gli abitanti del posto sono quasi tutti vegetariani e sopravvivono grazie all’apicultura e la vendita di mele, melograni, castagni e fichi che crescono in modo rigoglioso in questo posto.
L'Italia è un autentico scrigno di tesori nascosti, e i suoi borghi sono tra le…
La sfida oggi non è solo chi costruisce l'auto più veloce o la più elegante,…
Ci sono strade che corriamo così spesso che quasi smettiamo di pensarci. Il rumore del…
Ci sono strade che portano segreti, percorsi che attraversano una città con una storia invisibile…
Benzina, il comunicato improvviso: addio per sempre. Automobilisti distrutti: ecco di cosa si tratta... È…
Immagina di essere al volante e di dover affrontare un imprevisto che potrebbe cambiare radicalmente…