L’allarme degli esperti, riguarda le temperature di questo periodo. Definite senza precedenti, ecco cosa aspettarci.
Un’estate infernale. Così la definiscono gli esperti metereologi pensando alle temperature che da inizio luglio affliggono la nostra penisola. La stagione estiva, che sembrava tardare ad arrivare durante giugno, complici episodi di pioggia copiosa, ha ormai investito l’Italia da nord a sud e non accenna a regalare temperature più miti nelle settimane a venire. Cosa dobbiamo aspettarci? Gli scienziati parlano di giornate senza precedenti, vediamo per quale motivo.
Soprattutto in questa seconda metà di luglio molti italiani sono preoccupati. Le temperature sono altissime già dalle prime ore del mattino e in alcune giornate sembra non tirare nemmeno un filo di vento.
Luglio da incubo, così è stato definito. L’allarme degli esperti parla chiarissimo, questa estate italiana sarà una delle più calde degli ultimi anni. I metereologi e gli scienziati hanno già fatto sapere che la prima parte di questo mese si attesta già come la più calda della storia.
Temperature da record in questo 2023, già definite senza precedenti, e soprattutto molto lontane da quelle che erano state previste dalle stime di inizio stagione. Non solo in Italia. Stati Uniti, Cina, Spagna, hanno registrato vere e proprie ondate di caldo da panico.
E non mancano allarmi provenienti da alcune zone dell’antartico, dove i ghiacciai si stanno sciogliendo sempre di più. Questo in particolare preoccupa moltissimo gli scienziati, che prevedono nei prossimi anni un preoccupante e repentino rialzo dei livelli del mare.
Quest’ultima situazione in particolare è una di quelle più monitorate. Molte specie animali rischiano di scomparire a causa di questo fenomeno, che negli ultimi anni sta accelerando sempre di più.
Secondo gli scienziati comunque nei primi giorni di luglio la temperatura mondiale ha superato i 17 gradi, facendo sì che gli oceani accumulassero moltissimo calore. In Inghilterra incredibilmente ogni giorno si registrano temperature di 5 gradi più elevate di quelle di norma previste in questo periodo in queste zone.
A rincarare la dose ci pensa la National Oceanic and Atmospheric Administration, che definisce questo inizio estate come un’ondata di categoria 4, una misurazione che definisce il caldo veramente estremo.
La colpa di tutto ciò è attribuibile ad un fenomeno di cui certamente avrete sentito parlare, chiamato El Niño.
Il nome El Niño-Oscillazione Meridionale, spesso indicato semplicemente con la sigla ENSO, va ad indicare un fenomeno climatico che riscalda periodicamente le acque dell’Oceano Pacifico, Orientale e Centro Meridionale.
Si verifica di norma ogni cinque anni, provocando inondazioni, ma anche siccità e perturbazioni. I paesi più colpiti dal fenomeno sono quelli che affacciano direttamente sull’Oceano Pacifico, scatenando però un effetto a catena nella circolazione atmosferica dell’intero pianeta.
Questo fenomeno si instaura quando le acque superficiali si surriscaldano e modificano la circolazione equatoriale dei venti e successivamente la distribuzione delle precipitazioni.
A lanciare l’allarme in questo senso è l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) in una recente conferenza stampa. Il loro segretario generale, Petteri Taalas, spiega che con il ritorno del Niño si andranno a battere record di temperature in diverse parti del mondo, pertanto è bene che i governi di tutto il mondo si preparino ad affrontare diversi eventi metereologici estremi che potrebbero di conseguenza verificarsi.
El Niño continuerà ad infestare il pianeta anche nei prossimi mesi, perché il picco non è raggiunto, ma dovrebbe avvenire addirittura nel 2024. Un fenomeno di tale intensità non avveniva dal 2016 (di norma infatti El Niño colpisce ogni 2 massimo 7 anni), alternando lunghi episodi di siccità a preoccupanti episodi alluvionali.
Ci si aspetta problemi in questo senso in determinate zone del Sudamerica, in Asia Centrale e nel Corno d’Asia. Gli esperti temono periodi di siccità in Australia, Indonesia e Sudamerica. Naturalmente esiste anche il problema opposto, denominato La Nina. In questo caso il Pacifico centrale, tropicale ed orientale va incontro ad un progressivo raffreddamento. L’ultimo episodio di questo tipo si è concluso nei primi mesi del 2023.
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