Il monastero più antico d’Italia si trova in provincia di Frosinone. Qui nacque la famosa Regola dell’Ora et Labora sulla quale si fondano tutti gli ordini monastici benedettini d’Occidente.
Questa perla tutta italiana rappresenta la culla del monachesimo d’Occidente. Nel cuore del Lazio, è uno dei monumenti religiosi più visitati e importanti della nostra Nazione dove storia e spiritualità si fondono insieme.
Parliamo dell’Abbazia di Montecassino, un luogo spirituale che ancora oggi ha tanto da raccontare.
Nel 529 a Cassino San Benedetto da Norcia ergeva la prima costruzione di quello che sarebbe stato in seguito il monastero più importante d’Italia e del monachesimo occidentale. Benedetto si trovava in fuga da Subiaco, dove si era procurato per qualche motivo l’antipatia di altri monaci che fecero di tutto per mandarlo via.
Quando Benedetto e gli altri monaci arrivarono sul monte Cairo, nell’antica Casinum, decisero di innalzare la prima forma di abbazia lì dove si trovavano alcuni resti romani.
San Benedetto trascorse qui gran parte della sua vita, dedicandosi a tutti coloro che avevano bisogno di aiuto. Uno dei momenti salienti della sua vita e della storia dell’Abbazia fu però quello in cui scrisse la famosa Regola dell’Ora et Labora.
Si tratta della filosofia sulla quale da quel momento in poi si baseranno tutte le realtà monastiche d’occidente. Ai tre obblighi di povertà, castità e obbedienza che i monaci dovevano rigorosamente rispettare, Benedetto aggiunse anche quello del lavoro.
L’Abbazia di Montecassino divenne presto un centro di cultura all’interno del quale gli abati passavano il tempo tra gli scrittoi, i tanti volumi delle biblioteche e gli archivi.
Più volte nel corso dei secoli l’Abbazia fu danneggiata. Prima fu saccheggiata dai Longobardi e dai Saraceni, poi venne distrutta dal terremoto del 1349 e infine dai bombardamenti del Secondo Conflitto Mondiale nel corso del 1944.
A quest’ultima catastrofe, però, i tesori di questo prezioso edificio di culto riuscirono a salvarsi così come le circa 300 persone che si nascosero tra le sue mura.
Oggi l’Abbazia di Montecassino è visitata ogni anno da migliaia di turisti che arrivano qui per ammirare con i propri occhi questo immane patrimonio storico, artistico, religioso e culturale.
L’itinerario di visita prevede il passaggio attraverso tre chiostri prima di arrivare alla Basilica: il Chiostro d’ingresso, quello del Bramante e quello dei Benefattori.
Nei pressi del Chiostro d’ingresso si trovava un tempo il tempio di Apollo che San Benedetto convertì nella Chiesa di San Martino di Tours.
Superata quest’area, si raggiunge il Chiostro del Bramante, realizzato dal grande architetto del Rinascimento nel 1595. A centro del chiostro si trova un’elegante cisterna ottagonale circondata da colonne corinzie. Qui si trovano anche le statue di San Benedetto e della sorella Santa Scolastica.
Infine si arriva al Chiostro dei Benefattori abbellito da 24 statue di personaggi i quali sono stati fondamentali per la storia dell’Abbazia.
Oltrepassati i tre chiostri si giunge finalmente alla Basilica di Santa Maria Assunta e San Benedetto. Si tratta di un edificio ricostruito durante il Dopoguerra e consacrato nel 1964. I suoi interni sono ricchi di decorazioni, soprattutto all’interno delle quattro cappelle presenti nella navata centrale.
Nel 1544 l’abate Scloccheto da Piacenza realizzò una cripta scavata nella roccia sottostante alla Basilica. I frati benedettini decorarono le pareti della cripta nel Novecento con dei mosaici i cui colori predominanti sono il blu, il rosso, il bianco e il dorato.
Qui si trovano anche le Cappelle di San Mauro, uno dei discepoli prediletti di San Benedetto, e quella di San Placido.
Dalla Basilica si raggiunge poi il Museo di Montecassino al cui interno sono custoditi reperti risalenti a partire dal VI secolo avanti Cristo fino ai giorni nostri. Tra le opere più di spicco si trova la tavola della Natività di Sandro Botticelli e alcuni affreschi che decorano la Cappella di Sant’Anna del 1492.
Fuori dall’Abbazia si trova infine il cimitero polacco dove sono stati seppelliti 1501 corpi di soldati che persero la vita durante la Liberazione di Montecassino del 18 maggio 1944. In loro onore si innalza un obelisco con su scritto “Noi soldati polacchi abbiamo dato il corpo all’Italia, il cuore alla Polonia e l’anima a Dio per la nostra e altrui libertà“.
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