Una tradizione antichissima e praticata da chiunque si trovi nei pressi della celebre fontana romana, è quello del lancio delle monetine. Ma dove vanno i soldi lanciati nella Fontana di Trevi? Scopriamolo.
La fonte d’acqua più grande e celebre di Roma. Un monumento grandioso voluto da papa Clemente XII, che ogni giorno dell’anno ammalia non solo i turisti da tutto il mondo, ma anche i residenti che vi transitano. E da sempre in molti vi lanciano dentro delle monete in un gesto scaramantico e propiziatorio che si tramanda da moltissimi anni. Oggi scopriamo dove finisce tutto il denaro che la Fontana di Trevi raccoglie ogni giorno.
Un’opera monumentale dalla storia così antica non può non essere circondata da storie e leggende. La prima riguarda sicuramente l’origine del nome. In molti ritengono derivi dalla parola Trejo, indicando l’incrocio delle tre vie che passavano in quella che ora è conosciuta come piazza dei Crociferi. Altri invece lo assimilano al culto della ninfa dell’acqua Iuturna.
La tradizione più antica legata a questa celebre opera è però sicuramente quella del lancio della moneta. Ad occhi chiusi dando le spalle alla fontana, bisogna lanciare al suo interno un soldino. Un gesto propiziatorio che dovrebbe favorire un futuro ritorno nella città eterna.
Altri lo ritengono un rito scaramantico di più generico aiuto nella realizzazione di un desiderio espresso durante il lancio. Da dove nasce però questo rito tramandato e praticato da visitatori di ogni nazionalità? Secondo gli storici la creazione del rito si deve all’archeologo Wolfgang Helbig. Lo studioso tedesco in visita a Roma nell’800, rapito dalle bellezze del luogo, inventò questo gioco per placare la malinconia sua e dei compagni di viaggio. Quello che era nato come uno scherzoso incantesimo è poi diventato una tradizione osservata con molta serietà.
Un’altra spiegazione accreditata tende invece a legare il lancio della moneta all’antica Roma. I romani erano soliti lanciare denaro in acqua come omaggio a divinità e ninfe, un rito propiziatorio ripetuto soprattutto durante i periodi di siccità.
In realtà il rito prevedeva inizialmente che la moneta da lanciare dovesse essere fuori corso, regola poi andata persa per una questione di praticità. Facile dunque immaginare come sul fondo del monumento si accumuli un piccolo patrimonio quotidiano ed in molti si sono chiesti negli anni, forse anche con una punta di malizia, dove vanno a finire questi soldi?
Domanda lecita perché effettivamente è impensabile lasciare il denaro ad accumularsi senza raccoglierlo. E difatti ogni giorno, al mattino presto quando non c’è folla, degli operatori letteralmente “aspirano” dal fondo della Fontana di Trevi tutte le monete gettate il giorno precedente.
La raccolta dei soldi viene effettuata da Acea ogni giorno. Le monete recuperate, come è facile immaginare di tipo diverso, euro, dollari, yen e molte altre, finiscono nelle casse della Caritas diocesana.
Esiste infatti un accordo vecchissimo tra il Campidoglio e questa associazione che prevede l’attribuzione di questo denaro da impiegare in beneficienza. Si finanziano in questo modo opere che vanno ad aiutare senzatetto, malati, persone in grave stato di indigenza. Le stime parlano di una raccolta giornaliera di circa 3.000€ al giorno. Questo naturalmente perché le monete lanciate sono in gran parte di piccolo taglio.
L’accordo è stato rinnovato nel 2018, anno in cui la Caritas ha in questo modo raccolto 1,5 milioni di euro in totale. Rinnovo giunto con grande sollievo in un momento in cui si temeva potesse essere rivisto per utilizzare il denaro in altro modo, come ad esempio sanare alcuni fondi del Comune di Roma. Ipotesi accantonata, al momento nessuno pare mettere più in discussione la destinazione di questi fondi.
Come è facile immaginare non sono mancati i tentativi di furti da parte di diversi furbetti, arginati grazie a delle transenne intorno al bordo della fonte.
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