L’incidente della centrale idroelettrica di Bargi ci parla di un approvvigionamento energetico di cui ancora sappiamo poco in Italia.
“Un incendio ha interessato un trasformatore della centrale idroelettrica di Bargi”. Con questa nota lunedì 9 aprile Enel ha comunicato un incidente avvenuto nella centrale elettrica di Bargi, nell’Appennino bolognese, intorno alle 15. La centrale, gestita da Enel Green Power, è una delle più grandi dell’Emilia-Romagna ed è finita all’ordine delle cronache non solo per la difficoltà che i soccorsi stanno riscontrando nel salvare il personale coinvolto dall’incendio. Tra le ragioni che alimentano curiosità verso questo avvenimento, c’è anche la scarsa conoscenza che l’opinione pubblica ha delle centrali idroelettriche.
Dei complessi che, generalmente, sono associati a fonti di energia rinnovabile ma non per questo esenti da controlli o con conseguenze dal potenziale distruttivo, come in questo caso. Mentre i Vigili del Fuoco proseguono gli interventi (si parla di almeno 5 vittime), la domanda che sorge spontanea riguarda il funzionamento delle centrali idroelettriche e il loro scopo, soprattutto in Italia.
Nel caso della centrale elettrica di Bargi, stando alle ricostruzioni sembrerebbe che sia esplosa una turbina all’ottavo piano sotto lo zero. L’esplosione avrebbe prima scatenato un incendio, che poi si sarebbe propagato verso il nono, provocando il crollo del solaio.
Caratteristica fondamentale delle centrali idroelettriche è, appunto, la vicinanza coi corsi d’acqua. Quella di Bargi si trova sotto il livello dell’acqua sulle sponde del bacino artificiale di Suviana. Come spiegato dalla stessa Enel Green Power, proprietaria della centrale in oggetto, “La centrale idroelettrica trasforma l’energia idraulica di un corso d’acqua, naturale o artificiale, in energia elettrica rinnovabile. La centrale idroelettrica può essere di tre tipi: ad acqua fluente, a bacino o ad accumulazione”.
Per quanto la sua funzione sia quindi sostenibile se monitorata, i lavoratori che prestano servizi presso una centrale idroelettrica non sono esenti da rischi, come in ogni professione. Parte dei rischi per chi lavora in questo campo riguarda le attività di manutenzione, la sicurezza negli impianti e il monitoraggio dell’età media delle centrali in Italia. Un fattore quest’ultimo che bisogna considerare, dal momento che in Italia continua ad aumentare l’età media delle centrali idroelettriche, mentre gli incentivi per il loro ripotenziamento rimangono bassi.
È bene sapere che l’Italia, vista la sua conformazione, in realtà si presta molto all’utilizzo di centrali idroelettriche, tant’è che sul territorio ne troviamo diverse. Oggi in Italia il settore idroelettrico è la prima fonte rinnovabile per la generazione elettrica, pari al 40,7%: il comparto ha un ruolo fondamentale soprattutto in un’epoca in cui si parla di crisi energetica. L’età media degli impianti in Italia supera i 40 anni e l’86% delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche è già scaduto o scadrà entro il 2029.
La prima centrale idroelettrica nel nostro Paese risale al 1895, fu costruita a Paderno d’Adda, in provincia di Lecco, in Lombardia. In totale si contano sparse sul territorio ben 4.790 centrali idroelettriche in Italia (dati Terna al 31 dicembre 2022), così distribuite
L'Italia è un autentico scrigno di tesori nascosti, e i suoi borghi sono tra le…
La sfida oggi non è solo chi costruisce l'auto più veloce o la più elegante,…
Ci sono strade che corriamo così spesso che quasi smettiamo di pensarci. Il rumore del…
Ci sono strade che portano segreti, percorsi che attraversano una città con una storia invisibile…
Benzina, il comunicato improvviso: addio per sempre. Automobilisti distrutti: ecco di cosa si tratta... È…
Immagina di essere al volante e di dover affrontare un imprevisto che potrebbe cambiare radicalmente…