Il calendario maya è sbagliato? Beh, forse sì: o meglio, non è che sia proprio errato. Semplicemente, ne è stato ritrovato uno più antico in Guatemala, un calendario che risalirebbe a molto prima di quello oggi agli onori delle cronache per la famigerata profezia maya 2012, secondo la quale il 21 dicembre ci sarà la fine del mondo.
Ora, possiamo speculare per ore e ore su queste credenze, antiche o moderne che siano: tanto la verità la sapremo solo il 22 dicembre 2012, svegliandoci la mattina dopo…oppure no. Però, visto che l’argomento riscuote interesse e dato che in tempi di crisi rifugiarsi nell’esoterismo è una tentazione molto forte, va bene: parliamone anche noi.
Dunque, per rimanere in tema di cronaca, in una misteriosa stanza di un antico tempio nel complesso archeologico di Xultun, in Guatemala, è stato ritrovato il più anticpo calendario maya: ora, la novità non è tanto nella scoperta in sè (con tutto il rispetto per l’archeologia), quanto nel fatto che, secondo il suddetto calendario, non è prevista alcuna fine del mondo nel 2012.
Stupiti? Sorpresi? Sollevati?
La notizia, sempre che diate peso alle profezie degli antichi popoli, è da prendere sul serio: il team di archeologi, infatti, proviene dalla Boston University, che una certa autorevolezza nel mestiere ce l’ha. Secondo quanto riportato dagli scienziati, all’interno del tempio ssarebbe stata scoperta una camera con dipinti alle pareti risalenti al IX secolo d.C.: se tenete conto che i codici attuali su cui si basa la profezia sono datati tra il 1300 e il 1521, l’importanza dell’affaire balza agli occhi. Se poi ci aggiungete che una comunità italiana ha creato una fortezza in Yucatan per far fronte alla profezia, è facile anche capire che un certo tipo di fanatismo sarebbe da tenere sotto controllo.
In ogni caso, i dipinti trovati nella camera mostrano i diversi calendari maya: quello solare di 365 giorni, quello cerimoniale di 260 giorni e i cicli dei pianeti Venere e Marte. Nessuno di questi mostra il minimo segnale di fine del mondo in vista. E se lo dicono i Maya, c’è da credergli.
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