Secondo alcune ricerche sembra che presto sulle nostre tavole sparirà uno degli ingredienti marini più gustosi: il riccio di mare.
E già da qualche anno oramai che si parla dello svuotamento delle acque del Mediterraneo. Se nel 1997 la Sicilia contava oltre 3300 pescherecci oggi ne conta, all’incirca. 2100. Questi i dati di Giovanni lo Coco presidente nazionale dell’Associazione Principesca.
E rappresentante della Consulta Regionale della Pesca. Questo settore in Sicilia non naviga certo in buone acque nonostante, secondo i dati Istat del 2019, la Sicilia sia la prima regione italiana per il pescato.
Con quasi il 19 % del pescato nazionale, con un ricavato che supera i 220 milioni di euro, cioè il 25 % del totale. I pescatori siciliani lavorano all’incirca a 130 – 140 giorni all’anno. Una situazione completamente diversa rispetto anche a solo due decenni fa.
Sicuramente tra le cause di cui tenere conto cè l’inquinamento. Nelle acque dei mari si raccoglie sempre più plastica. Altro fattore è il cambiamento climatico. Le acque in questi ultimi anni sono sempre più calde.
Questi fattori stanno mettendo a rischio sicuramente la pesca del Mar Mediterraneo. Tanto che addirittura alcune specie sono ormai quasi introvabili. Tra queste figurano i Ricci di mare che stanno gradualmente scomparendo dalle acque siciliane.
La coordinatrice scientifica della ricerca Paola Gianguzza ha tenuto a precisare che nelle aree protette siciliane non sono stati trovati ricci di mare. Questo proprio perché i Ricci di mare pietrosi e viola, Paracentrotus lividus, sono particolarmente sensibili alle condizioni ambientali.
L’inquinamento e la crisi climatica, secondo l’organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, sono tra i fattori più nocivi per la pesca e per l’agricoltura. È quindi necessario correre ai ripari nel più breve tempo possibile.
E se poi le autorità non attueranno politiche di conservazione in tempi brevissimi potrebbero addirittura estinguersi. Il deputato all’assemblea regionale siciliana Nello di Pasquale ha addirittura proposto un divieto lungo almeno tre anni per la pesca dei Ricci in Sicilia.
Una proposta che non troverà sicuramente un appoggio da parte dei pescatori e dei ristoratori. Ma i ricercatori dell’università di Palermo, al contrario, hanno sottolineato che la pausa di tre anni potrebbe essere utile per fermare l’estinzione.
Oggi la pesca di Ricci di mare in Sicilia è già limitata. Secondo alcuni ricercatori dell’università di Palermo soltanto 12 pescatori sarebbero in possesso di regolare licenza di pesca. E i pescatori subacquei dilettanti ne possono pescare massimo 50 .
Tutti gli altri che continuano a pescare lo stanno facendo in modo illegale. Questo perché pescare i Ricci di mare è un’attività piuttosto semplice. Infatti si trovano a pochi metri di profondità. E’ necessario, quindi, intensificare i controlli.
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