I cambiamenti climatici mettono a repentaglio anche i luoghi di vacanza e c’è ora una lista di 50 siti UNESCO che rischiamo di perdere.
Non molto tempo fa abbiamo parlato dei nuovi siti UNESCO che si aggiungono alla lunga lista di quei luoghi e di quei prodotti naturali o dell’ingegno umano che vale la pena conservare per le generazioni a venire.
Ma secondo uno studio, almeno 50 siti UNESCO in tutto il mondo potrebbero sparire rapidamente a causa dei cambiamenti climatici e delle conseguenze sull’ambiente. Che cosa rischiamo quindi di non vedere più da qui ai prossimi vent’anni?
Quando si parla di cambiamenti climatici si pensa sempre, ed è un errore, che le conseguenze arriveranno solo da qualche parte nel futuro. Il problema è che il futuro, anche il futuro di chi va in vacanza, in realtà è adesso. I cambiamenti climatici, infatti, hanno conseguenze sempre più evidenti non solo sulla vita di tutti i giorni ma anche sulle destinazioni turistiche più gettonate.
Per questo motivo vale la pena parlare del problema. Anche perché, nero su bianco, c’è adesso uno studio condotto da Climate X che contiene una lista con i 50 siti UNESCO che rischiano più di altri di scomparire, per esempio, a causa di precipitazioni estreme o al contrario di cambiamenti nel pattern delle precipitazioni che potrebbero portare ad una crisi idrica.
In cima alla classifica c’è la provincia di Bali, in Indonesia, il Kakadu National Park in Australia e l’emporio del mondo di Song Yuan nella provincia di Quanzhou in Cina che rischia di prosciugarsi completamente. Ma se questi sono i tre luoghi più in pericolo c’è purtroppo molta Europa che rischia di finire sott’acqua o distrutta.
Già guardando al luogo che si trova in quarta posizione ci avviciniamo ai nostri confini. Lo stabilimento siderurgico di Engelsberg in Svezia è infatti a rischio a causa delle piene del vicino fiume e delle piogge torrenziali. Poco sotto, rischiano di scomparire sempre a causa delle piogge torrenziali o per qualche enorme frana anche le grotte francesi di Chauvet-Pont d’Arc. Questo complesso di grotte nel sud della Francia raccoglie le più antiche pitture paleolitiche del pianeta datate a 3000 anni fa.
Un altro sito francese che rischiamo di perdere è l’Abbazia di Fontenay, Borgogna, fondata nel 1118. Anche per questa abbazia cistercense il pericolo sono le inondazioni dovute alle piogge eccessive. In Svizzera si trova invece il complesso Jungfrau-Aletsch. Per questo sito, secondo i modelli di Climate X, il pericolo viene dalle esondazioni dei fiumi. E parlando sempre di esondazioni e di fiumi, anche il delta del Danubio in Romania rischia di trasformarsi in qualcosa di assolutamente irriconoscibile a causa dell’aumento incontrollato delle acque.
In Spagna sono a rischio il ponte di Biscaglia e il Parco Nazionale di Doñana. Il ponte rischia di venire distrutto dal mare mentre il Parco Nazionale di Doñana è esposto a tutti i rischi possibili: esondazione di fiume, esondazione dovuta a eccessiva pioggia, inondazione dal mare e anche siccità.
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