Inquinamento all’isola di Gorgona: ancora 200 bidoni di sostanze tossiche dispersi in mare

Duecento bidoni di sostanze inquinanti sono dispersi in mare al largo dell‘isola di Gorgona, nell’arcipelago toscano. L’incidente risale allo scorso 17 dicembre nel Mar Ligure, a 37 km dalla costa di Livorno, e nei pressi della suddetta isola, la più piccola dell’arcipelago. L’eurocargo Venezia della Grimaldi Lines, partito da Catania e diretto a Genova, ha perso 198 fusti contenenti catalizzatori esausti. L’incidente è avvenuto probabilmente per una brusca virata effettuata per evitare un’altra nave.

La nave di ricerca oceanografica Minerva Uno ha ritrovato i bidoni dispersi nella zona dell’affondamento, ad una profondità di circa 430 metri a 9 miglia nord-ovest di Gorgona. Il ritrovamento è confermato dalla capitaneria di porto. L’l’Arpat, l’agenzia regionale toscana per la tutela dell’ambiente che già si occupò del presunto inquinamento all’isola del Giglio, ha rivelato il quantitativo di sostanze tossiche contenute nei bidoni: quantità variabili di nichel (tra 1,4 e 4,5 %) e molibdeno (tra 7,7 e 12,3%). Un rischio inquinamento altissimo, dal momento che i bidoni sono in mare da più di due mesi, e alcuni risultano danneggiati e anche vuoti. Inoltre ne è stata individuata solo la maggior parte, ma almeno una decina risultano ancora dispersi.

Legambiente, pur complimentandosi con il ministero dell’Ambiente, la Capitaneria di Porto e l’equipaggio della Minerva Uno per aver messo in atto tutti i provvedimenti atti al ritrovamento dei bidoni, si dichiara preoccupata per l’allarme ecologico nelle acque del Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, un ecosistema delicato. La Grimaldi ha avviato le procedure di recupero con un’attenta analisi dei rischi: anche se non sono mancate le polemiche da parte di chi sostiene che, nonostante si conoscesse da tempo la zona dell’affondamento, le ricerche sono partite solo 41 giorni dopo dall’incidente.

1 commento su “Inquinamento all’isola di Gorgona: ancora 200 bidoni di sostanze tossiche dispersi in mare”

  1. Grazie per le tante informazioni, per me che sono uno stnlimeepare si potrebbero analizzare come esempio due casi: l’effetto della tassa ambientale sulle buste di plastica che scandalosamente ancora sono in commercio (e noi paghiamo), le tasse quasi del 70% sui carburanti.Quali benefici hanno prodotto all’ambiente oltre agli introiti per lo Stato?Esempio buste di plastica: in Italia se ne producono 10-15 miliardi l’anno, i problema sarebbe stato facilmente risolvibile senza sfruttarlo per mettere nuove tasse ad effetto nullo sull’ambiente.Purtroppo invece la discussione, specie negli ultimi anni, non ha fatto altro che riparlare dei catastrofici cambiamenti climatici ed, udite udite, le buste di plastica debbono essere eliminate perche9 nella loro fabbricazione si producono 400mila tonnellate di anidride carbonica. Visto che fino a poco fa si magnificava la carbon tax francese (senza mai perf2 dire le cifre che descrivono la realte0) la usiamo tale importo per fare i conti un conto. La carbon tax di 17 euro a tonnellata, spalmato sui 15 miliardi porterebbe ad un aggravio sul prezzo di ogni busta di 0,0005 euro: un buon introito per le casse dello stato, un costo minimo per l’utente che non ne scoraggia l’uso (e quindi anche l’entrate per lo Stato sarebbero costanti), purtroppo il beneficio per l’ambiente sarebbe nullo e il danno progressivo.Questa e8 la politica ambientale da proporre? Possibile che attualmente l’unica cosa che interessa agli ecologisti sono i cambiamenti climatici e l’unica soluzione il principio chi inquina paga ?Non sarebbe pif9 educativo dire che le buste di plastica inquinano pif9 dell’anidride carbonica e debbono essere eliminate perche9 ormai esistono modi per sostituirle pif9 compatibili con l’ambiente (in realte0 esistevano anche prima).Saluti

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